lunedì 24 novembre 2008

Turista fai da te? Hai!hai!hai!

Siamo in Sicilia già da 2 giorni e ancora non c’è stato verso di mettere i piedi a mollo. Più ci avviciniamo alla costa, più la voglia di immergerci in acqua sale a manetta, quando finalmente arriviamo ad Agrigento. Come da copione, ultimo sforzo turistico sotto al sole con visita alla Valle dei Templi e poi a pesce verso il mare. Pietre a terra e resti di colonne ancora in piedi, testimoniano la storia o quello ne è stato fedelmente ricostruito e, sinceramente, ci lasciano a bocca aperta solo per metà, forse per la stanchezza o per la voglia di sale sulla pelle. Il mare è davanti a noi, ma sembra che le nostre nozioni geografiche ci lascino spiazzati… costa bassa, spiagge lunghissime simil-riviera; va bene che l’acqua è pulita ma, per chi come noi preferisce scogli e fondali, questa è proprio una delusione che ci seguirà per tutta la strada verso l’oceano e su fino a Trapani. Solo dopo essere ripartiti ci ricordiamo che in zona c’era la cosiddetta Scala dei Turchi, un’enorme scogliera di gradoni bianchi a picco sul mare. Vabè! ci prenderemo la nostra rivincita più avanti alla fantastica Riserva dello Zingaro. Per ora, del lato sud, ci resteranno solo 3 ricordi oltre la già citata Valle dei Templi: le saline di Marsala, di cui riporteremo alcune foto con le loro caratteristiche colorazioni dal rosa al bianco, l’omonimo liquore che berremo in più occasioni ed infine la permanenza a Mazara del Vallo, di soli due giorni ma che sembreranno non finire mai.
Albergo carino ed accogliente davanti al cantiere navale, spiaggia piatta (ma non era una novità) con poche persone e per lo più famiglie. Oramai puntiamo tutto sulla visita dei paesini e dei lori centri storici piuttosto che sul mare. Parcheggiamo limitandoci a bloccare lo sterzo a sinistra e ad assicurare i caschi al portapacchi, quando un gentile siciliano ex vespista ci dà un consiglio dopo l’inevitabile “tu sai cosa devi fare…”, ossia che sarebbe meglio legare le vespe ad un palo, ad una panchina o, alla peggio l’una all’altra, e che i caschi sarebbe meglio portarseli dietro… dice che ultimamente c’è stato un flusso di extracomunitari che a lui gli hanno fottuto l’auto mentre comprava il giornale e non è stato nemmeno il solo… ah! dimenticavo… “se potete, compratevi una catena VERA!!”. In effetti le nostre sono quelle di acciaio intrecciato con un semplice blocco a scatto, leggerine ma fin’ora sufficienti per i posti dove siamo stati. Abbiamo capito... sarà meglio che il giro lo facciamo direttamente in sella, 4 foto in movimento e via in ferramenta a rafforzare il nostro senso di sicurezza. Ci fermiamo e subito ci fanno i complimenti per come teniamo le vespe, che “sarebbe meglio se per la notte non le lasciate all’aperto”… l’ansia aumenta proporzionalmente alle dimensioni del lucchetto che compreremo. Scegliamo una catena di taglia medio grande e un lucchetto adeguato. Due chiacchiere col ferramentista non contribuiscono di fatto a tranquillizzarci con il suo “questa catena, al più, può servire come arma contundente che come dispositivo di sicurezza, vedete basta una tronchese come questa”, appunto! come se da queste parti girassero tutti con una tronchese DA FERRAMENTA… manco fosse un oggettino tascabile! Chiediamo ironicamente se esista un occhio di riguardo per i turisti e ci risponde con un sorriso a labbra serrate del tipo “Turista fai da te? Haihaihaihai!!”.

Solo un'altra notte a Mazara… per fortuna.

(to be continued??)

domenica 9 novembre 2008

Cannoli e bande armate

Per raggiungere Agrigento ci ritroviamo costretti ad attraversare l’entroterra siciliano con tappa stabilita alla famosa Piana degli Albanesi di cui in molti ci avevano detto essere un posto bellissimo ma che ricorderemo più che altro per la nostra solita voglia di cibo e in particolare per quella che diventerà la nostra droga a base di cialda, ricotta e cioccolato per i prossimi 10 giorni: il CANNOLO SICILIANO. Non sono in molti a sapere che il cannolo è stato sapientemente ideato, impastato, cotto e farcito proprio in questo posto isolato, tra le montagne sicule, dalla comunità albanese più numerosa d’Italia. A dire la verità, prima di leggerlo nella guida, non lo sapevamo nemmeno noi ma, caso ha voluto, che tra le tantissime pasticcerie presenti ci fermassimo proprio in quella detentrice del record per il cannolo più lungo (oltre 7mt) e vincitrice del premio per la qualità. Tra tutti i cannoli mangiati (ottimi comunque) quello “albanese” ha sicuramente una marcia in più… assolutamente da provare!

Dopo la sosta culinaria, decidiamo di proseguire deviando verso la noiosa ma sicuramente più comoda strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento, anche perché i chilometri che ci separano dalla costa sud dell’isola sono ancora parecchi e l’idea di percorrerli tutti per le vie secondarie, nel cuore della Sicilia, ci rende troppo tesi forse condizionati dalle vicende di cronaca che rievocano questi luoghi. Non a caso ci troviamo immersi in un paesaggio surreale: campagne sterminate e deserte (almeno all’apparenza), strade solcate da vere e proprie trincee tra catrame e asfalto, vegetazione in continuo cambiamento tra una collina e l’altra, cartelli stradali (Corleone in primis) suggestivi quanto basta a farci sospettare di tutto e di tutti, animali inclusi. Non a caso dopo l’ennesima curva “pericolosa”, dietro una casa diroccata, siamo costretti a frenare con leva e pedale… oltre 20 bovini, tra vacche e vitelli, occupano l’intera carreggiata per oltre 30mt. Davanti alla banda in mezzo alla strada, la capobranco, armata di corna e muco, ci fissa minacciosa e impassibile ai colpi di clacson e alle urla tipiche del pastore da medio alpeggio quali, lèveteeee!, camìnaaaa! Niente da fare, come se parlassimo un’altra lingua!! Gli uni di fronte agli altri, fermi, decisi, con lo sguardo fisso alla “mezzogiorno di fuoco”, in attesa della mossa del rivale. A questo punto solo 2 alternative: rissa senza esclusione di colpi oppure raggiungere un ultimatum e passare indenni quella che sembra essere la loro zona. A tutti sembra convenire la seconda ipotesi. A noi perché in netta inferiorità numerica, e a loro perché a riguardo la catena alimentare parla chiaro: “se l’uomo c’ha fame mangia l’animale” e a noi l’appetito non ci manca di certo!!

(to be continued)

domenica 26 ottobre 2008

“Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa…”

Una delle prime cose che ti colpisce maggiormente di Palermo è senza dubbio quella che tutti conoscono come la principale piaga che ormai l’affligge da oltre un secolo… il TCIAFFICO. Non il normale traffico (con la “R”) come quello del capitolino RaccordoAnulare o della nordica Tangenziale milanese, a Palermo più che di traffico si tratta di anarchia di motori che obbediscono ad un Codice Stradale che, se esiste, deve essere scritto in siciliano stretto.

Mezzi di ogni genere (comprese carrozze a cavallo) che sfrecciano da tutte le parti, cambi di corsia (rigorosamente non segnalati) a piacere, stop ai semafori posticipati di almeno 10mt, marciapiedi riservati a moto e scooter, tamponamenti all’ordine del giorno, caschi… caschi?... cos’è un casco?? Il tutto accompagnato da una colonna sonora di clacson in un continuo aumento di suoni, in barba all’inquinamento acustico e del quieto vivere. Anche le Vespe, che da queste parti non sono mai passate di moda, fanno la loro parte di rumore e caos stradale, con una pecca che agli occhi di un vespista non può passare inosservata: sono talmente diffuse, tanto da essere usate spesso per lavoro, che ce ne fosse stata una che avesse risposto al colpetto di clacson, da sempre saluto convenzionale tra le comunità vespistiche!

Un altro aspetto che abbiamo apprezzato di Palermo, ma in generale della Sicilia, è la cordiale ospitalità delle persone cui chiedere indicazioni, aiuto o semplicemente con cui fare quattro chiacchiere. Già al punto informazioni del porto, non appena messe le ruote sulla terra ferma, un susseguirsi di carte stradali, depliant, notizie, orari e quant’altro poteva servire a Palermo, nella Sicilia che avevamo stabilito di visitare e in quella che già avevamo ammesso di non poter raggiungere (…magari in futuro!). La cosa particolare è che da chiunque chiedevamo, ottenevamo sempre risposte che avevano lo stesso incipit: “Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa…” e chi non poteva risolvere i nostri dilemmi stradali, non indugiava a coinvolgere parenti, amici o semplici conoscenti… quasi a farci sentire in imbarazzo per il disturbo. Addirittura, a Monreale, un vigile davanti alla nostra veloce richiesta di dove poter parcheggiare (stavamo fermi in mezzo alla strada principale), non ha esitato: “Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa: spengi il motore che sento il collega; qua non si potrebbe parcheggiare ma adesso vediamo cosa si può fare”. In attesa, a vespe spente con le macchine che passavano affianco, aspettavamo l’esito quasi rassegnati. Macchè! Parcheggio onestissimo, sotto il cartello di divieto di sosta, davanti ad un bar chiuso (almeno a quell’ora), con l’accortezza di non tradire la loro decisione nel caso si fosse lamentato qualcuno, “Noooi non vi abbiamo detto niente”.

L’unica pecca della giornata palermitana è stata il tentativo, miseramente fallito, di raggiungere il faro di Torre Normanna per un bagno rilassante caldamente consigliato da un palermitano con l’ennesimo “Tuu ssai come devi faare? Tuuu, fai una cosa”. Le indicazioni ci portavano a ca 30km ad est di Palermo ma… percorrendo l’autostarda, che diventavano quasi il doppio per la vecchia strada, tortuosa, forse abbandonata e comunque in pessime condizioni. Non siamo andati oltre Bagheria (!?) dove in compenso ci siamo imbattuti nella prima specialità gastronomica sicula: la brioche al gelato.

1° giorno massacrante come da programma: visita del capoluogo, toccata e fuga a Monreale poco più a sud, deviazione inattesa a Bagheria poco più ad est, scalata del monte MontePellegrino poco più ad ovest e, considerando che venivamo da Civitavecchia parecchio più a nord, possiamo dire di aver circumvespizzato Palermo in un solo giorno.

Ed eravamo appena arrivati!

(to be continued)

martedì 14 ottobre 2008

In case of Emergency


Anche noi benchè vespisti e quindi non troppo abituati alle alte velocità, sappiamo bene quali sono i rischi che si corrono tutti i giorni per le strade. E' per questo che ci facciamo promotori anche noi dell'iniziativa lanciata da Protezione Civile, Polizia dello Stato e 118...:

Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile.
Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica.
Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta,
nella lista dei propri contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza
sotto uno pseudonimo predefinito.
Lo pseudonimo internazionale conosciuto è " ICE " (=In Case of Emergency).
E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori.
In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc.
Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile.
Se pensate che sia una buona idea, inserite nella vostra rubrica ICE
e ditelo a chi conoscete, ai vostri famigliari
perchè a volte gli attimi sono preziosi e se c'è bisogno
perchè non facilitare il compito di chi ci potrebbe salvare la vita

Ancora vi segnalo i link ufficiali:

http://fontemeravigliosa.files.wordpress.com/2008/08/messaggio-protezione-civile1.pdf

http://questure.poliziadistato.it/Mantova/articolo-6-296-1199-1.htm


Il nostro consiglio è di dedicare 5 minuti per farlo... sperando che non serva mai!!

lunedì 29 settembre 2008

Alla faccia del relax!!


Come già ricordato, causa l’unione in matrimonio di metà del nostro staff, quest’anno abbiamo deciso di non esagerare con la vacanza (nel senso di prendersela comoda e senza troppe fatiche), un po’ per riprendere le forze dai rispettivi ruoli di sposo e testimone, un po’ per alternare viaggi seri come quello de anno (croazia – 2250Km), a viaggi più rilassanti. Già avevamo deciso per la Sicilia lato ovest, suggestiva quanto basta per un viaggio di nozze; alla fine, saranno 1500Km… alla faccia del relax!! Questa volta però, vogliamo andare sul sicuro e prenotiamo ben 4 punti-alloggio lungo l’itinerario stabilito PALERMO - AGRIGENTO - MAZARADELVALLO - SANVITOLOCAPO e, attenzione attenzione, il TRAGHETTO, nonostante la passata esperienza còrsa lo sconsigliava a chiare lettere, perso il primo e ripagato quasi a prezzo intero il secondo!!
Sebbene impegnati in altro, non abbiamo lasciato niente al caso: gomme nuove, consigli di amici siculi e non, ben 2 guide sull’isola puntualmente lasciate a casa, un giorno di riposo per riprendersi dalle nozze, e via verso il profondo sud. È il 21 luglio e siamo in clamoroso ritardo sulla tabella di marcia, ore 12.00 contro le ore 10.30 stabilite, ma senza troppe ansie visto che il traghetto sarebbe partito solo in tarda serata. E poi non potevamo partire senza il più classico e immancabile dei cartelli del caso: “JUST MARRIED” con relativo addobbo. Non è la prima volta che partiamo in vespa per le vacanze, ma questa volta avvertiamo qualcosa di diverso, siamo eccitati senza un motivo in particolare e pieni di aspettative (forse anche troppe) per quello che, fin’ora, è il punto più a sud che abbiamo raggiunto in sella alle 2 ruote. Fino a Civitavecchia nessun problema, anche perché, grazie ad un amico della zona (grazie massi!), evitiamo l’unico tranello che potevamo incontrare lungo il percorso: AUTOVELOX a 50KM/H, nascosto tra le PIANTE, su una strada DRITTA e per di più in DISCESA all’uscita da MONTEROMANO (se passate da quelle parti fate attenzione).
In sostanza, PERUGIA - MONTEPEGLIA - ORVIETO - LAGODIBOLSENA - VITERBO - CIVITAVECCHIAPORTO in scioltezza e un paio d’ore d’attesa prima dell’imbarco sulla “Fantastic” (stavolta non ci avete fregato!!), sulla quale resteremo per 9 ore con l’atroce dubbio sull’origine di una scritta letta sul cartello sopra la piscina di bordo che invitava a “non tuffarsi” in più lingue, tra le quali l’inquietante NO ZAMBULLIRSE.
Notte… alba… e finalmente siamo in SICILIA.



(...to be continued)

martedì 17 giugno 2008

Vespa + Sicilia = Viaggio di Nozze

Ebbene si... nel mese di Luglio metà dello staff del Vespaio (Stefano) convolerà a nozze! Per questa occasione è stata stabilita come meta la Sicilia, ovviamente in Vespa.
Ancora è tutto da programmare anche se manca poco più di un mese, però le cose da fare sono tante e il tempo per farle è sempre poco. Di certo abbiamo stabilito di imbarcarci a Civitavecchia e fare la tratta in notturna fino a Palermo... e poi?


Qui chiedo consiglio ai nostri lettori, se avete itinerari da proporci e mete da non farci perdere fatecelo sapere lasciando un commento, contraccambierò con una generosa pubblicazione di foto al rientro dal viaggio!

buone vespe a tutti!

sabato 31 maggio 2008

Cantine aVespe


L’ultima domenica di maggio, in Umbria, c’è una manifestazione che attira da sempre diverse generazioni: Cantine Aperte. Come è facile intuire dal nome, tutte le cantine interessate restano aperte al pubblico per visite guidate, promozioni e vendite dei propri prodotti, il tutto accompagnato dalle classiche degustazioni (a volte veri e propri pranzi) enogastronomiche che, viste le locations, sono tendenti più all’”ENO” che al “GASTRONOMICO”. Fattore determinante: compri un bicchiere e relativo astuccio da collo (€5) e mangi e bevi quanto vuoi e in ogni cantina, GRATIS! Come sempre prendiamo spunto per fare un bel giro, nemmeno a dirlo, rigorosamente in sella alle nostre Vespe. Più che “cantine aperte” per noi si tratta di “cantine aVespe”!
Come ogni anno partiamo con calma verso l’ora di pranzo in direzione di Torgiano dove la cantina che ormai è tappa fissa del nostro tour, non ci lascia mai insoddisfatti: bruschette, formaggi, salumi, affettati, dolci, caffè, vinsanto, tanta gente e chiaramente vino. Nel dettaglio, Torre di Giano, Breza, Cabernet e Rubicante, due bianchi e due rossi giusto per non far torto a nessuno.
Rifocillati a dovere e un po’ allegrotti per il succo d’uva, decidiamo di andare sul sicuro e ci dirigiamo verso Montefaco, una delle zone con più cantine di tutta la regione. Da queste parti c’è solo l’imbarazzo della scelta sia per quantità che per qualità. Saltiamo le prime cantine sulla strada che avrebbero meritato la sosta (e che il prossimo anno faremo di sicuro), sollecitati da indicazioni prese durante la giornata su cantine che “…non potete assolutamente trascurare…”. Come già detto, non potevamo sbagliare!
Nella zona riusciamo a farci 3 cantine che non conoscevamo e che hanno aggiunto alla collezione delle degustazioni, Grechetto, Baiocco e Sagrantino.
Una cosa è certa: bianco o rosso che sia, il vino dalle nostre parti è proprio bono!
Cin cin!


lunedì 31 marzo 2008

Fortuna l’ora legale

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Anno 2008. Un po’ il lavoro e un po’ gli impegni personali non ci permettono di sfruttare week end, se non in occasione di feste da calendario. Organizziamo un giretto in vespa per la Befana?... Pioggia. Riproviamo con Pasquetta, che è quasi un dovere… pioggia mista a neve. Marzo stà per volgere al termine e ancora non riusciamo a trovare il verso di far sgranchire il motore alle vespe. Quest’anno non vuole proprio iniziare con la marcia giusta, ci vorrebbe un miracolo, o forze basterebbe l’ora legale. E’ l’ultima domenica di Marzo e ci sembra il giorno giusto per rimettere le lancette e sfruttare l’ora di luce in più per aprire la stagione. Partiamo senza troppa convinzione e con le idee un po’ confuse sulla meta da raggiungere. Per future esigenze lavorative impostiamo il navigatore immaginario verso Umbertide attraverso la strada che aggira Monte Tezio dal lato opposto alla superstrada. Allunghiamo poi verso Montone, un borgo medievale che dicono essere tra i più belli dell’Umbria: il cartello parla chiaro “Benvenuti a Montone – uno dei borghi più belli d’Italia”… e noi che l’avevamo limitato ai soli confini regionali!

A fine serata, come da copione, ci ritroviamo a ripercorrere la giornata con carta e penna davanti a 4 birre in attesa delle pizze: posto e strada meritano in pieno l’uscita odierna anche se il periodo da cambio stagione penalizza il paese per quanto riguarda il numero dei visitatori. Ci ripromettiamo quindi di girare con maggiore frequenza queste zone dell’Umbria, che in passato abbiamo poco considerato, e di tornare in questo borgo durante una delle manifestazioni estive che lo caratterizzano (clicca qui per maggiori informazioni).

venerdì 22 febbraio 2008

30 anni di mito



1977 - 2007

Il mito della Vespa PX tra i suoi alti e bassi è resistito fino ad oggi. Celebrato dal cinema e dalla moda è stata realizzata, in questi trenta anni, in oltre 40 versioni, prodotte nelle cilindrate 80, 100, 125, 150 e 200 per un totale di oltre 3 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo.

Ora però il PX come lo conosciamo noi, quello con le frecce integrate nello scudo e nella scocca, quello con la ruota di scorta e ricco di accessori per renderlo più simile possibile al suo possessore, non sarà più in produzione... Piaggio infatti ha deciso di celebrare una carriera così luminosa con un lotto speciale numerato "Ultima Serie" di mille Vespa.

Il veicolo ha la classica livrea bianca ed è provvisto del caratteristico motore 2 tempi nella cilindrata 125cc; immancabile la ruota di scorta. A caratterizzare il modello, oltre alla dicitura "P125X" è una nuova sella. Chi acquisterà questa Vespa riceverà anche il "Kit Raduno" composto da un portapacchi posteriore in tubo cromato, due cerchi ruota cromati, due pneumatici "vintage"con fascia bianca e un cupolino parabrezza. Il prezzo della Vespa P125X Ultima Serie + Kit Raduno e di 4mila euro.

D'ora in poi quando vorremo una Vespa nuova avremo la sola possibilità di scegliere tra i vari modelli "scooter" senza marce e in stile moderno.

Questione di gusti o di stile ma, per quanto la nuova Vespa abbia sempre un suo fascino, spero che i nostri vecchi PX abbiamo ancora tanti km da farci gustare...

lunedì 28 gennaio 2008

Post NonVespaio

ATTENZIONE: quello che segue è il primo post NON-Vespaio "prestato" da un collega di blog e allo stesso tempo un ex-collega, e ne siamo tutti dispiaciuti, di vespa.
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"Yamaha T Max" - Autore: freejazz.
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T max oltre la velocità della luce, T max rombo di tuono, T max interceptior, T max highlander. Il T max non indietreggia, il T max avanza, il T max non deve chiedere il permesso, il T max passa malgrado tutto e nonostante tutto. Il T max non vuole sentire ragioni. Il T max ti guarda dall’alto in basso. Il T max non conosce ostacoli, il T max è padrone della strada il T max è uno stile di vita. Il T max è un clan.
“Ancora nun te sei fatto er T max? e che cazzo aspetti? Ancora vai in giro con quel cazzo de durote senza qualità?”
T max è estetica pura. Il T max non ha bisogno di accessori superflui. Il T max ha una dignità da salvare, da difendere. Il bauletto non taglia il vento, il bauletto fa attrito. Il bauletto non è trendy. Il T max, rigorosamente senza bauletto.
“Er bauletto è da deficenti”. “E er casco?”. “Mettetelo do cazzo te pare, tiettelo in mano, ficcalo sotto la sella, ma famme er cazzo der piacere, nun me te fa vedè col bauletto, sennò vai in giro da solo, che io me vergogno a uscì co’ uno col T max col bauletto”.
Il T max non ha paura del traffico. Il T max schizza nel traffico. Il T max annienta il traffico. Il T max fende con la sua scia le lamiere delle auto incolonnate.
“Fateme passa’, che c’ho il T Max. Nun vedete da lontano la sagoma aereodinamica che squarcia l’aria??? Ma ve volete spostà??? Quanno me vedete co’ lo specchietto, accostateve de lato, sennò ve magno, e se c’ho tempo ve ricaco pure”.
Il centauro alla guida del T max, se viene ostacolato nel suo incedere intenso, prende a calci gli sportelli delle autovetture in transito e se gli automobilisti tentano di reagire vengono presi a calci anche loro. Il centauro alla guida del T max quando c’è da prendere a calci qualcuno non guarda in faccia a nessuno, uomini o mezzi non fa differenza. Il T max non ha tempo da perdere. Il T max vuole strada. Il T max deve arrivare subito.
“A T max! Ma che c’hai prescia?, me stai a alità sur collo co’ a moto”. “Ahò, te pare che se nun c’avevo prescia me facevo er T max? Te ne voi annà?. Vattene va, che è mejo, nun me fa rode er culo, famme strada, sennò te meno pure”. “Ci mancherebbe artro T Max, passa, sei er re de Roma”
Il T max non accetta contraddittorio, il T max regna sul mondo delle due ruote, il T max non da consigli, ordina. Il T max (scooter a gas) sfida le moto con le marce, almeno nel traffico cittadino, e vince. Nei rettileni delle tangenziali, ci prova a sfidare le moto a velocità pura, e perde, ma il suo regno sono le strade metropolitane, dove domina incontrastato. Il T max vorrebbe impennare con la sola forza del gas che sprigiona con la sua accelerazione, ma si deve arrendere all’evidenza.
”Quanto sto a rosicà, che nun posso impennà”.
Il T max usa solo caschi “Momo Design”. Certo alcuni T max usano anche altri tipi di caschi, ma sono solo pallide imitazioni dei T max con i caschi “Momo Design”. T Max e Momo Design hanno più stile di Dolce & Gabbana, tutte le altre combinazioni sono fuori moda. T Max e Momo Design, come Stanlio e Ollio, binomio indissolubile. Il T Max è “oggettivamente” sportivo come estetica, ma è anche oggettivamente “tifoso” nello stile di guida.
Ma che cazzo de casco te sei messo? Sei ridicolo, pe’ fa parte della tribù der T Max, solo caschi “Momo Design”, con quella pentola che c’hai in testa, buttace ‘a pasta”.
T Max!! centotrenta chilometri all’ora velocità di crociera cittadina.
“Levatevi dalle palle, apriteme ‘n varco, non posso rallentà. A semafori!!! Io nun ve vedo proprio, o fate scattà er verde quanno passo o sennò passo lo stesso co’ rosso e ve lascio do’ v’hanno piantato. I semafori regolano er traffico dell’artri mezzi, non del T Max".
Il T max non ha regole, ne leggi, ne imposizioni. Il T max è libero. Il T max super partes. Il T max oltre il codice della strada. Tmax for president! Il T max procede a zig e zag. Il T max sorpassa rigorosamente a destra. Il T max sfreccia, svicola, scorazza e s’incunea e soprattutto il T Max sentenzia.
“Io so’ il T max e voi nun sete ‘n cazzo.”
Il T max è potenza allo stato puro. Il T max è educato e vi saluta.
“Ciao merde, levateve dar cazzo, che qui comando io e me raccomanno, quanno passo fateme l’inchino”.
Il T max si ridimensiona.
“Sto a scherzà, però Pulcinella ridendo e scherzando diceva la verità”.
Il T max conclude con dialettica raffinata.
“ Suzuky!!!!! Piaggio!!!!! Honda!!!! Aprilia!!!!! Malaguti!!!! Altri trabbiccoli vari!!!!
Lo sapete che ve dico!!?????? Ma annatevene tutti affanculo!!"