giovedì 21 maggio 2009

Prossimo appuntamento

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Domenica 31 Maggio 2009

Noi saremo presenti.
Per unirsi a noi basta inviare una mail e poi prenderemo accordi per incontrarci.

Ciao

mercoledì 29 aprile 2009

Un mito sulle 2 ruote

Giorgio Bettinelli è morto in Cina, a Jinghong il 16 settembre 2008, all'età di 53 anni per un malore improvviso.
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"Rimango altre quattro ore in sella, e guido finché il sole è già quasi al tramonto, secondo una sana abitudine che da tempo ero costretto a perdere, prima di fermarmi in un villaggio qualsiasi per passare la notte. E’ una delle sensazioni che ho sempre amato di più, e che così spesso mi ha dato l'illusione di essere libero e padrone della mia vita: quel grappolo di minuti dalla consistenza indefinibile, quando non è ancora buio e non è più giorno, e tu entri in un posto che non hai mai sentito nominare, con la consapevolezza che domani sarai già lontano, e che per altri mesi, per altri anni, per altri grappoli di minuti della stessa intensità continuerai ad allontanarti, assecondando il dipanarsi di una matassa il cui filo ti si srotola tra le mani senza farsi accorgere, e finisce dall'altra parte del mondo".

da "Brum Brum - 254.000 chilometri in vespa" di Giorgio Bettinelli
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lunedì 24 novembre 2008

Turista fai da te? Hai!hai!hai!

Siamo in Sicilia già da 2 giorni e ancora non c’è stato verso di mettere i piedi a mollo. Più ci avviciniamo alla costa, più la voglia di immergerci in acqua sale a manetta, quando finalmente arriviamo ad Agrigento. Come da copione, ultimo sforzo turistico sotto al sole con visita alla Valle dei Templi e poi a pesce verso il mare. Pietre a terra e resti di colonne ancora in piedi, testimoniano la storia o quello ne è stato fedelmente ricostruito e, sinceramente, ci lasciano a bocca aperta solo per metà, forse per la stanchezza o per la voglia di sale sulla pelle. Il mare è davanti a noi, ma sembra che le nostre nozioni geografiche ci lascino spiazzati… costa bassa, spiagge lunghissime simil-riviera; va bene che l’acqua è pulita ma, per chi come noi preferisce scogli e fondali, questa è proprio una delusione che ci seguirà per tutta la strada verso l’oceano e su fino a Trapani. Solo dopo essere ripartiti ci ricordiamo che in zona c’era la cosiddetta Scala dei Turchi, un’enorme scogliera di gradoni bianchi a picco sul mare. Vabè! ci prenderemo la nostra rivincita più avanti alla fantastica Riserva dello Zingaro. Per ora, del lato sud, ci resteranno solo 3 ricordi oltre la già citata Valle dei Templi: le saline di Marsala, di cui riporteremo alcune foto con le loro caratteristiche colorazioni dal rosa al bianco, l’omonimo liquore che berremo in più occasioni ed infine la permanenza a Mazara del Vallo, di soli due giorni ma che sembreranno non finire mai.
Albergo carino ed accogliente davanti al cantiere navale, spiaggia piatta (ma non era una novità) con poche persone e per lo più famiglie. Oramai puntiamo tutto sulla visita dei paesini e dei lori centri storici piuttosto che sul mare. Parcheggiamo limitandoci a bloccare lo sterzo a sinistra e ad assicurare i caschi al portapacchi, quando un gentile siciliano ex vespista ci dà un consiglio dopo l’inevitabile “tu sai cosa devi fare…”, ossia che sarebbe meglio legare le vespe ad un palo, ad una panchina o, alla peggio l’una all’altra, e che i caschi sarebbe meglio portarseli dietro… dice che ultimamente c’è stato un flusso di extracomunitari che a lui gli hanno fottuto l’auto mentre comprava il giornale e non è stato nemmeno il solo… ah! dimenticavo… “se potete, compratevi una catena VERA!!”. In effetti le nostre sono quelle di acciaio intrecciato con un semplice blocco a scatto, leggerine ma fin’ora sufficienti per i posti dove siamo stati. Abbiamo capito... sarà meglio che il giro lo facciamo direttamente in sella, 4 foto in movimento e via in ferramenta a rafforzare il nostro senso di sicurezza. Ci fermiamo e subito ci fanno i complimenti per come teniamo le vespe, che “sarebbe meglio se per la notte non le lasciate all’aperto”… l’ansia aumenta proporzionalmente alle dimensioni del lucchetto che compreremo. Scegliamo una catena di taglia medio grande e un lucchetto adeguato. Due chiacchiere col ferramentista non contribuiscono di fatto a tranquillizzarci con il suo “questa catena, al più, può servire come arma contundente che come dispositivo di sicurezza, vedete basta una tronchese come questa”, appunto! come se da queste parti girassero tutti con una tronchese DA FERRAMENTA… manco fosse un oggettino tascabile! Chiediamo ironicamente se esista un occhio di riguardo per i turisti e ci risponde con un sorriso a labbra serrate del tipo “Turista fai da te? Haihaihaihai!!”.

Solo un'altra notte a Mazara… per fortuna.

(to be continued??)

domenica 9 novembre 2008

Cannoli e bande armate

Per raggiungere Agrigento ci ritroviamo costretti ad attraversare l’entroterra siciliano con tappa stabilita alla famosa Piana degli Albanesi di cui in molti ci avevano detto essere un posto bellissimo ma che ricorderemo più che altro per la nostra solita voglia di cibo e in particolare per quella che diventerà la nostra droga a base di cialda, ricotta e cioccolato per i prossimi 10 giorni: il CANNOLO SICILIANO. Non sono in molti a sapere che il cannolo è stato sapientemente ideato, impastato, cotto e farcito proprio in questo posto isolato, tra le montagne sicule, dalla comunità albanese più numerosa d’Italia. A dire la verità, prima di leggerlo nella guida, non lo sapevamo nemmeno noi ma, caso ha voluto, che tra le tantissime pasticcerie presenti ci fermassimo proprio in quella detentrice del record per il cannolo più lungo (oltre 7mt) e vincitrice del premio per la qualità. Tra tutti i cannoli mangiati (ottimi comunque) quello “albanese” ha sicuramente una marcia in più… assolutamente da provare!

Dopo la sosta culinaria, decidiamo di proseguire deviando verso la noiosa ma sicuramente più comoda strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento, anche perché i chilometri che ci separano dalla costa sud dell’isola sono ancora parecchi e l’idea di percorrerli tutti per le vie secondarie, nel cuore della Sicilia, ci rende troppo tesi forse condizionati dalle vicende di cronaca che rievocano questi luoghi. Non a caso ci troviamo immersi in un paesaggio surreale: campagne sterminate e deserte (almeno all’apparenza), strade solcate da vere e proprie trincee tra catrame e asfalto, vegetazione in continuo cambiamento tra una collina e l’altra, cartelli stradali (Corleone in primis) suggestivi quanto basta a farci sospettare di tutto e di tutti, animali inclusi. Non a caso dopo l’ennesima curva “pericolosa”, dietro una casa diroccata, siamo costretti a frenare con leva e pedale… oltre 20 bovini, tra vacche e vitelli, occupano l’intera carreggiata per oltre 30mt. Davanti alla banda in mezzo alla strada, la capobranco, armata di corna e muco, ci fissa minacciosa e impassibile ai colpi di clacson e alle urla tipiche del pastore da medio alpeggio quali, lèveteeee!, camìnaaaa! Niente da fare, come se parlassimo un’altra lingua!! Gli uni di fronte agli altri, fermi, decisi, con lo sguardo fisso alla “mezzogiorno di fuoco”, in attesa della mossa del rivale. A questo punto solo 2 alternative: rissa senza esclusione di colpi oppure raggiungere un ultimatum e passare indenni quella che sembra essere la loro zona. A tutti sembra convenire la seconda ipotesi. A noi perché in netta inferiorità numerica, e a loro perché a riguardo la catena alimentare parla chiaro: “se l’uomo c’ha fame mangia l’animale” e a noi l’appetito non ci manca di certo!!

(to be continued)

domenica 26 ottobre 2008

“Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa…”

Una delle prime cose che ti colpisce maggiormente di Palermo è senza dubbio quella che tutti conoscono come la principale piaga che ormai l’affligge da oltre un secolo… il TCIAFFICO. Non il normale traffico (con la “R”) come quello del capitolino RaccordoAnulare o della nordica Tangenziale milanese, a Palermo più che di traffico si tratta di anarchia di motori che obbediscono ad un Codice Stradale che, se esiste, deve essere scritto in siciliano stretto.

Mezzi di ogni genere (comprese carrozze a cavallo) che sfrecciano da tutte le parti, cambi di corsia (rigorosamente non segnalati) a piacere, stop ai semafori posticipati di almeno 10mt, marciapiedi riservati a moto e scooter, tamponamenti all’ordine del giorno, caschi… caschi?... cos’è un casco?? Il tutto accompagnato da una colonna sonora di clacson in un continuo aumento di suoni, in barba all’inquinamento acustico e del quieto vivere. Anche le Vespe, che da queste parti non sono mai passate di moda, fanno la loro parte di rumore e caos stradale, con una pecca che agli occhi di un vespista non può passare inosservata: sono talmente diffuse, tanto da essere usate spesso per lavoro, che ce ne fosse stata una che avesse risposto al colpetto di clacson, da sempre saluto convenzionale tra le comunità vespistiche!

Un altro aspetto che abbiamo apprezzato di Palermo, ma in generale della Sicilia, è la cordiale ospitalità delle persone cui chiedere indicazioni, aiuto o semplicemente con cui fare quattro chiacchiere. Già al punto informazioni del porto, non appena messe le ruote sulla terra ferma, un susseguirsi di carte stradali, depliant, notizie, orari e quant’altro poteva servire a Palermo, nella Sicilia che avevamo stabilito di visitare e in quella che già avevamo ammesso di non poter raggiungere (…magari in futuro!). La cosa particolare è che da chiunque chiedevamo, ottenevamo sempre risposte che avevano lo stesso incipit: “Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa…” e chi non poteva risolvere i nostri dilemmi stradali, non indugiava a coinvolgere parenti, amici o semplici conoscenti… quasi a farci sentire in imbarazzo per il disturbo. Addirittura, a Monreale, un vigile davanti alla nostra veloce richiesta di dove poter parcheggiare (stavamo fermi in mezzo alla strada principale), non ha esitato: “Tuu, sai come devi faare? Tuuu, fai una cosa: spengi il motore che sento il collega; qua non si potrebbe parcheggiare ma adesso vediamo cosa si può fare”. In attesa, a vespe spente con le macchine che passavano affianco, aspettavamo l’esito quasi rassegnati. Macchè! Parcheggio onestissimo, sotto il cartello di divieto di sosta, davanti ad un bar chiuso (almeno a quell’ora), con l’accortezza di non tradire la loro decisione nel caso si fosse lamentato qualcuno, “Noooi non vi abbiamo detto niente”.

L’unica pecca della giornata palermitana è stata il tentativo, miseramente fallito, di raggiungere il faro di Torre Normanna per un bagno rilassante caldamente consigliato da un palermitano con l’ennesimo “Tuu ssai come devi faare? Tuuu, fai una cosa”. Le indicazioni ci portavano a ca 30km ad est di Palermo ma… percorrendo l’autostarda, che diventavano quasi il doppio per la vecchia strada, tortuosa, forse abbandonata e comunque in pessime condizioni. Non siamo andati oltre Bagheria (!?) dove in compenso ci siamo imbattuti nella prima specialità gastronomica sicula: la brioche al gelato.

1° giorno massacrante come da programma: visita del capoluogo, toccata e fuga a Monreale poco più a sud, deviazione inattesa a Bagheria poco più ad est, scalata del monte MontePellegrino poco più ad ovest e, considerando che venivamo da Civitavecchia parecchio più a nord, possiamo dire di aver circumvespizzato Palermo in un solo giorno.

Ed eravamo appena arrivati!

(to be continued)